Ieri sera si è conclusa un'attesa che durava da quasi un anno e che in questa settimana aveva raggiunto livelli altissimi. E lo Speciale del Cinquantenario non ha deluso le attese.
Steven Moffat non aveva certo un compito semplice nel dover creare un episodio in grado di celebrare degnamente cinquanta anni di storia di Doctor Who e gettare le basi per il futuro dello show. La sua missione quasi impossibile è stata eseguita con bravura e intelligenza e Il giorno del Dottore
ha regalato ai fan un insieme quasi perfetto di ironia, azione,
eroismo, e sentimenti, senza scivolare in una facile autoesaltazione.
Fin dai primi minuti della puntata si intuisce come la trama sia
stata ideata per inserirsi in modo lineare nel quadro generale e,
soprattutto, nell’ultima fase dell’undicesima rigenerazione,
interpretata con grande personalità da Matt Smith.
L’incipit dedicato a Clara (Jenna Coleman) e il
Signore del Tempo, trasportati in modo spettacolare con il TARDIS fino
alla National Gallery, fa completamente immergere lo spettatore
nell’atmosfera rigorosamente britannica della serie, con
l’inconfondibile humour e una visione aerea mozzafiato di Londra.
Il clima rilassato lascia ben presto spazio al cupo momento che ha segnato inevitabilmente la vita del Dottore: la caduta di Arcadia, considerata il posto più sicuro di Gallifrey, a causa dell’attacco dei Dalek. E’ in quel momento che entra in scena John Hurt, attore perfetto per incarnare e trasmettere al pubblico il dolore, l’incertezza e il rimpianto di dover prendere una decisione che cambierà per sempre la sua vita e porrà fine a quella di un altissimo numero di vittime innocenti della guerra.
Moffat ha deciso di costruire l’episodio intorno al momento di
indecisione prima di compiere il gesto definitivo, dando vita a un
viaggio nel tempo emozionante, coinvolgente e divertente, in pieno stile Doctor Who.
Ad accompagnarlo nel suo percorso interiore è il Momento, l’arma di
distruzione definitiva, che prende l’aspetto umano di Rose Tyler (Billie Piper), anzi il Lupo cattivo; un’idea originale e arguta per introdurre uno dei personaggi più amati dai fan.
Le due dimensioni temporali diventano però ben presto tre quando il Dottore, nella National Gallery, segue le indicazioni lasciategli da Elisabetta I e nel museo si apre una fessura del tempo che connette i tre Dottori, trasportandoli nel 1562, epoca in cui il Signore del Tempo sta corteggiando la sovrana.
Osservare John Hurt, Matt Smith e David Tennant recitare versioni
diverse dello stesso personaggio, inserendovi similitudini e,
giustamente, le differenze che ne rispecchiano l’evoluzione, è
affascinante e divertente. Le frecciatine tra i tre, i commenti sui
comportamenti e l’abbigliamento, e la loro interazione nella Torre di
Londra sono tra gli elementi più convincenti de Il giorno del Dottore.
Se non bastasse l’apparizione dei Dalek a far felici i fan, l’entrata
in scena della razza aliena dei mutaforma Zygon non può che
soddisfarli. La loro ultima apparizione risaliva infatti al 1975 e il
loro utilizzo ha permesso di introdurre l’idea centrale dell’intero
speciale: c’è una possibilità di cambiare in modo importante il passato e
dare vita a una nuova fase della vita del Dottore.
I nemici sono riusciti ad arrivare nel futuro conservandosi all’interno di quadri in grado di fermare un attimo temporale e questo stratagemma e i consigli di Clara ispirano la decisione più importante dei tre Dottori.
I nemici sono riusciti ad arrivare nel futuro conservandosi all’interno di quadri in grado di fermare un attimo temporale e questo stratagemma e i consigli di Clara ispirano la decisione più importante dei tre Dottori.
Non sono bastate 12 vite al protagonista per perdonarsi per le
conseguenze della distruzione di Gallifrey, ma il momento in cui i tre
Dottori condividono quel peso e accettano il fatto di non aver avuto
alcuna alternativa è una delle sequenze più emozionanti e commoventi
della storia di Doctor Who. La successiva svolta narrativa
dimostra inoltre in modo inequivocabile il talento di Moffat: con un
ragionamento filosofico e metafisico il passato viene radicalmente
modificato e tutte le versioni del Dottore (anche la futura) possono
avere un ruolo fondamentale nell’episodio che celebra la storia dello
show.
Gli ultimi minuti della puntata hanno infine messo alla prova la
resistenza emotiva dei fan della serie: non solo David Tennant ha
commosso nuovamente tutti dicendo per la seconda volta addio al Dottore,
ma Tom Baker, forse il più famoso interprete dello
show, ha fatto la sua apparizione a sorpresa prima di un epilogo epico
che dà il via alla nuova fase del Signore del Tempo che ora ha un nuovo e
importante scopo: tornare a casa.
E’ quasi impossibile non lodare la sceneggiatura di Steven Moffat, ma
non si può non celebrare la bravura dell’intero cast coinvolto
nell’episodio.
Matt Smith, alla vigilia del suo addio al ruolo assegnato a Peter Capaldi, ha dimostrato ancora una volta che il suo Dottore è uno dei più originali e iconici della storia di Doctor Who, evidenziandone tutte le differenze rispetto al suo amatissimo predecessore. John Hurt ha poi unito molto bene sofferenza e saggezza, mentre Jenna Coleman ha saputo mettere a frutto il suo affetto e la sua conoscenza del protagonista nell’interazione con ognuna delle tre versioni. La presenza di Clara, una delle compagne più ricca di sfumature e spessore, è risultata essenziale quanto l’apparizione di Rose, ben gestita da Billie Piper, anche se sarebbe stato bello che il decimo Dottore avesse avuto modo di interagire in qualche modo con lei.
Matt Smith, alla vigilia del suo addio al ruolo assegnato a Peter Capaldi, ha dimostrato ancora una volta che il suo Dottore è uno dei più originali e iconici della storia di Doctor Who, evidenziandone tutte le differenze rispetto al suo amatissimo predecessore. John Hurt ha poi unito molto bene sofferenza e saggezza, mentre Jenna Coleman ha saputo mettere a frutto il suo affetto e la sua conoscenza del protagonista nell’interazione con ognuna delle tre versioni. La presenza di Clara, una delle compagne più ricca di sfumature e spessore, è risultata essenziale quanto l’apparizione di Rose, ben gestita da Billie Piper, anche se sarebbe stato bello che il decimo Dottore avesse avuto modo di interagire in qualche modo con lei.
Chi lo considera uno show destinato al pubblico più giovane o privo di momenti di riflessione, con Il giorno del Dottore
dovrà ricredersi: ci vuole un talento notevole per coniugare così tanti
elementi sociali, culturali, filosofici e narrativi diversi, dando vita
a una serie in grado di conquistare ogni tipologia di pubblico per
cinquanta anni, riuscendo anche ad assicurarsi un futuro potenzialmente
infinito.
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